Un fazzoletto

Tiene i capelli legati sopra la testa e la barba nera incolta oltre il mento; gli oblò degli occhiali ogni tanto se li leva, e sta col corpo di carne dentro una spirale. A guardarla non dice niente: ricorda la gabbia del girello dove infili il figlio per lasciare che si aggiri dentro casa, quasi cerchi le rotelle, e invece non le trovi.

Lui ci sta seduto dentro, dove i piedi sembrano più piccoli, e con la mano continua a stropicciarsi gli occhi.

Parla e sfoglia un tomo, un volume enorme di carta leggendo, quasi fosse a scuola oppure in chiesa. Lo spazio è abbastanza freddo e alto da farti arrivare le parole come stando in una grotta, che sono lontane e poi si perdono, e il rumore molliccio e umido del naso, che quello non si stura, sta veramente disturbando.

«Magari un fazzoletto» suggerisce una ragazza, ma per sdrammatizzare, con un arguto sorriso storto sulla faccia.

Di fronte ci stanno le figure di persone sparse, e a ripensarci te le ricordi come ombre, coppie con il cellulare a registrare tutto senza spostare il polso, che tanto il tizio non si muove.

Vedendo di profilo, capisci che la sedia poggia su due archi e se proprio lo volesse, si potrebbe dondolare indietro e poi in avanti.

Hai la matrice del biglietto ancora in mano e non sapevi bene cosa aspettarti, così adesso puoi mettertelo in tasca e goderti lo spettacolo, e le ore da che il tizio sfoglia il tomo e tira su col naso sotto la luce dei faretti.

Il lavoro sporco dovresti farlo tu, ma per qualche minuto neanche hai pensato cosa sto guardando? È solo una tortura, un diario incomprensibile e un cinese anonimo che piange.

Un fazzolettoultima modifica: 2021-11-21T14:27:15+01:00da rossololita5
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