L’Altro

Un attimo prima dello scoprirsi innamorati, già si toccano le cose in maniera diversa, e forse di più, e anche meglio. Si sposta il braccio e la mano attraverso un tragitto sgombro e le si sfiora sentendo bene il liscio, il ruvido, il freddo: un accendino fermo sopra al tavolo della cena mentre si parla, lo stelo del bicchiere avvitato tra due dita, riflettendo, i polpastrelli che accompagnano la direzione verso la stanza successiva, lisciando il muro a fianco della spalla. Succede per una soddisfazione solitaria che, chissà come, ci si sente meglio, dentro lo spazio assortito che si sta occupando.

E l’altro, chi dice che è esso stesso innamorato. La densità dell’aria che ti preme addosso, mica quello che gli esce di bocca e ti raggiunge il naso, ma il peso della voce, che tante volte è teso e sembra alzarsi troppo e su certi dialoghi si stanca, quasi che a momenti dovesse piombare a terra con il desiderio acuto di essere raccolto.

Allora il preludio alla vicinanza: tu con le tue dita, con il tuo tatto e un pensiero che ti si sta giusto facendo incontro, che maneggi le cose in un’idea di possesso al di là dal fatto che già si conosce la consistenza del vetro del bicchiere e puoi ricreare a mente la gratificazione per la parete a cui passi accanto. Non è tanto questo: è l’altro.

Poi cambia anche un po’ la luce, che a sapersi osservati mentre si srotola un accendino pare una sfida di volontà che si mostrano a vicenda, e non esiste persona attenta che non sappia incassare un colpo di chiaro tanto spento.

L’Altroultima modifica: 2021-11-20T17:44:44+01:00da rossololita5
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