Pitture nere

Camminare stanca.

Soprattutto quando il ritmo dell’andatura viene più volte offeso dall’interruzione a guardare un quadro. Quando deve pazientare il proprio turno per riuscire a vederne la tela, dietro a tante teste e tanti occhi e tante bocche che fanno ressa. Quando deve aggirare un ostacolo, sollevarsi sulla punta dei piedi e cedere il passo al fastidio di chi a sua volta attende.

Il tornaconto dell’opera è insito nella prerogativa della sua natura immobile ed esposta; connessa al muro e la cornice da un supporto, un gancio oppure un chiodo, ha la visuale migliore: può analizzare chi la osserva e giudica. Dall’assembramento di tanti neuroni assorbe osmotica ciò che è in grado di provocare il suo messaggio. Talvolta la potenzialità di questo non sta in ciò che si crede di aver colto, bensì in cosa ci trasforma sbagliando interpretazione.

C’è chi afferma mi piace, chi risponde non ne capisco. Ad alcuni non trasmette nulla, altri leggono. Una parte s’accontenta del fotografico colpo d’occhio o del avrei fatto molto meglio.

Mentre il rispetto ne ha cura e si fa matrice di considerazioni emotive, l’analfabetismo funzionale partorisce buffoni tristi.

Il Capriccio trascorre da sempre un’esistenza intensa, e il sonno della ragione genera mostri in oscillazione tra chiaroscuri, la liberazione delle inibizioni e un perno che sfida la volgarità dei santi in favore del nudo artistico.

Davanti all’intelletto, alla fantasia autonoma e l’equilibrio – pagato a caro prezzo – che si rifiutano di sottostare allo schematismo, esplode immediatamente la caccia alle streghe. Le precauzioni e le serrature della quinta del sordo stentano a reggere.

Poi arrivano falsari che ingannano le masse, riproducono bene o male qualcosa che non gli appartiene, alterano linee o colori e fatturano con una voce che resta asfittica.

Il suo corpo è stato sepolto senza testa, il Carnevale prosegue e della sardina sulla tela non è rimasta alcuna traccia.

Pitture nereultima modifica: 2020-11-23T22:39:36+01:00da rossololita5
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