Voglio scrivere di te
di quel capello stanco, dell’occhio aperto e del sopracciglio arcuato.
Hai una maschera bianca di quiete sulla fronte
un ventre molle rigonfio di speranza.
Ti porti appresso un paio di spalle che fanno a spallate
contro ai muri delle chiese, una voce ancestrale di lingua muta
che pronuncia, balbettando, troppi nomi di donna.
Le tue mani sagge le sfogliano come l’occhio miope del vate
un ciclope arreso con l’andatura dello zoppo.
Ho in mente la colonna del tuo collo, che sorregge un cranio, che sorregge un uomo
e indossa la veste talare dell’abbandono.
Ho cinto le tue rinunce attorno alla trama di una nenia
ho sgranato con impazienza la corolla
di un rosario.
Un uomoultima modifica: 2015-01-21T15:06:04+01:00da
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