C’è solo il tempo e c’è soltanto lo spazio:
il punto in cui l’ala di un aereo sospesa nell’azzurro
fende particelle d’aria rarefatta.
Il secondo in cui l’uccello scuote l’aria ottanta volte
in un battito di ciglia – sospeso
tra quel ramo fiorito e la pietra d’un focolare.
Per ora tutto tace in attesa d’una svolta, e
il mio corpo non si curerà di svegliarmi
mentre la luna sta tramontando.
Non ci sarà il trillo silenzioso delle sue parole al buio
che nell’alienazione di tempo e spazio
continua a esistere.
So che una spiaggia ne sentirà la mancanza:
il segno d’orme lasciate dalla corsa, l’intensità lucida dello sguardo.
Intanto vivo nel mio corpo – la roccaforte d’un alleato
e in una solitudine tranquilla.
Diventerà giorno e notte, e poi
ancora giorno e poi notte, prima dell’assedio – l’apparizione
di una manciata di colombe dal cilindro
del prestigiatore.