Capita spesso
che un paio di belle mani mi scherniscano.
Magari sono mani da pianista
oppure mani da scrittore in erba.
Mi studiano come fossero occhi
e mi lasciano intendere quanto la mia incoerenza
le farebbe scrosciare in applausi.
Ci sono mani che si fanno aspettare.
Ci sono mani molto testarde.
Ci sono mani che mi fanno voltare.
Ci sono mani che riconoscerei da lontano.
Io non posso non guardarle
anche se ogni volta mi indicano strade piene di vergogna
che attraversano vendette che sfociano in rancore.
Quando allargano le dita, quelle mani
riescono a simulare promesse d’amore
e intrecciarsi alla pazienza dei miei polsi.
Attorno alle unghie di quelle mani m’interrogo nottetempo
e mi aggiro per interi giorni
alla ricerca del sasso che hanno lanciato prima di nascondersi.
A volte penso a tutte quelle mani
e mi viene da credere che forse avrei ricevuto meno schiaffi
se mani e mani
se ne fossero rimaste con le mani in tasca.